La bruttezza sta negli occhi di chi guarda. Il concetto di bellezza è stato analizzato, studiato e misurato fin dal tempo degli antichi Greci grazie a concetti della matematica e della geometria. La bruttezza è invece un concetto molto più sfumato, fatto spesso di gusto personale e cultura, che viene posto di norma agli antipodi del bello. Ma siamo sicuri che ciò che non è bello sia automaticamente brutto? Prendiamo allora esempi tratti dalla realtà usando volti e oggetti comuni oppure personaggi della fantasia ben noti a tutti: le orecchie gigantesche di Dumbo lo rendono davvero brutto, o aiutano a dargli una personalità simpatica e fuori dagli schemi? La coda della sirenetta Ariel è una malformazione di cui vergognarsi o semplicemente quello che la rende sé stessa? Le fiabe dei fratelli Grimm hanno ormai 200 anni, cosa ci fa paura nei loro mostri? Chiediamo ai bambini di dialogare con noi, studiando questi e altri esempi, per dirci cosa ne pensano e riflettere su come a volte non essere belli significhi solo essere strani, particolari e diversi. Un gioco per stimolare il senso estetico e critico dei più piccoli in un mondo in cui l’immagine è sempre più l’unico mezzo di comunicazione.
A cura di
Associazione Festival della Scienza, Valentina Armirotti
In collaborazione con
Raffaella Sallo