Più citato, che letto, più insultato che studiato e ammirato per ragioni che non avrebbe del tutto condiviso, Jean-Baptiste Lamarck è una figura enigmatica nella storia delle scienze. Il problema non sono tanto le sue opere quanto gli strati di giudizi postumi che ne oscurano una comprensione non viziata dal pregiudizio. Lamarck non fu precursore di Darwin. Non fu l’autore della dottrina dell’ereditarietà dei caratteri acquisiti, espressione che mai ricorre nelle sue opere. Non sostenne che la vita si trasforma per acquisizione successiva e lineare di gradi di complessità. E non è neppure vero che fu un autore isolato e disprezzato, scientificamente sepolto ben prima della sua scomparsa. Sono pochi i grandi autori la cui immagine storica ha così poco a che vedere con la loro vicenda scientifica e umana.

Pietro Corsi, diplomato presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Dal 2000 è Directeur d’études cumulant presso l’EHESS di Parigi e dal 2006 Chair Professor of the History of Science all’università di Oxford. Ha pubblicato studi sui rapporti scienza e religione prima di Darwin, su Lamarck, sulle scienze della terra nell’Ottocento.

Vittorio Bo è Direttore del Festival della Scienza.